Turismo, senza russi e ucraini trema la Romagna
300 mila passeggeri in meno all’aeroporto

La guerra in Ucraina sta avendo serie ripercussioni anche sull’economia italiana . A risentirne sarà presto anche il settore del turismo. La Riviera romagnola, ad esempio, è per tradizione una meta che non solo attira molti viaggiatori provenienti dalla Russia ma ospita anche una comunità ucraina. L’assenza per la nuova stagione di turisti provenienti dai paesi coinvolti dal conflitto potrebbe portare a un tracollo del comparto.
L’assenza di passeggeri ucraini e russi
«Senza il mercato russo e quello ucraino, il rischio è di una catastrofe dal punto di vista turistico», ha affermato Leonardo Corbucci, amministratore delegato di Airiminum, l’aeroporto internazionale di Rimini e San Marino “Federico Fellini”. A inizio 2022 si notava già una svolta, la previsione era di chiudere l’anno con 400 mila passeggeri. Prima della guerra «facevamo più del 2019», dell’era pre-Covid quindi, ha aggiunto Corbucci. «Per capire qual è l’impatto immaginate che noi quest’anno avevamo dieci voli settimanali dall’Ucraina, una quarantina dalla Russia. Moltiplicati per 300 (passeggeri per ogni volo, ndr) e per 25 settimane, solo questi due mercati nel 2022 avrebbero cubato 300 mila passeggeri»
Gli accordi per i voli da e per la Russia
La società che gestisce l’aeroporto Fellini si è impegnata, negli ultimi tempi, a portare le principali compagnie aree russe ad atterrare a Rimini. Proprio poco più di un mese fa era stato annunciato un accordo con Anex Tour, operatore turistico russo tra i più influenti del settore a livello mondiale, che prevedeva 15 volti settimanali dalla Russia e due dall’Ucraina. Il primo giugno sarebbe pronto un volo giornaliero di Pobeda (compagnia low cost russa) per Mosca che garantirebbe 100 mila passeggeri in un anno. «Se non ci fosse stata la guerra avreste visto dei volumi di russi che probabilmente nel passato non ci sono mai stati – ha continuato Corbucci -. «Le vere vittime sono gli ucraini e i russi».
L’impatto sul settore alberghiero
Per quanto riguarda il settore alberghiero, invece, «è difficile oggi poter fare una previsione su quello che sarà l’impatto – ha affermato la presidente di Associazione italiana Confindustria alberghi (Aica), Maria Carmela Colaiacovo -. A pochi giorni dall’inizio del conflitto già registriamo un rallentamento delle prenotazioni. Che i venti di guerra generino timori è inevitabile e la diretta conseguenza è che le persone smettano di viaggiare. «Il turismo è un’economia di pace che favorisce l’integrazione e gli scambi culturali tra i popoli – ha ricordato Colaiacovo -. È un insieme di dinamiche che arricchiscono l’esperienza di chi sceglie, nel nostro caso, di visitare l’Italia».
Fonte: corriere.it