Alberghi, acciaierie e vigneti: ecco il business dei russi in Veneto

27 Febbraio 2022 

Più investitori che imprenditori, gli oligarchi puntano al lusso. La maggior parte delle acquisizioni ammantate di mistero

Riservati, dissolti in fondi di investimento, ma anche alla caccia di quelli che in gergo sono «trophy asset», beni immobiliari «trofeo», insomma, gli investimenti russi in Veneto hanno puntato soprattutto acquisto di prestigio. La mappa del potere russo in regione si divide, quindi, fra hotel di lusso e sontuose dimore segrete. E gli investimenti imprenditoriali? Pochi e circostanziati. Nel Veronese ci si imbatte in quello che è quasi un unicum: la Nlmk di Mosca possiede un’acciaieria a Vallese di Oppeano. Industria pesante che, paradossalmente, si scontra col caro-bollette causato proprio dall’aumento dei costi del gas nella madrepatria. Al punto che la società ha già chiesto un pacchetto di ore di cassa integrazione preventiva. Impossibile non citare l’altra acciaieria veronese ma di proprietà ucraina. Una simmetria che colpisce nei giorni sanguinosi del conflitto fra i due Paesi. La Ferriera Valsider di proprietà della Metinvest holding con base a Marupol’ e che sarebbe dell’oligarca ucraino proprietario della squadra di calcio dello Shaktar DonetskRinat Akhmetov ora è chiusa. Di russi bruciati dal sacro fuoco dell’imprenditoria, però, se ne contano pochissimi. L’inclinazione naturale, per gli oligarchi sono gli investimenti. Denaro sonante che arriva proprio dalle immense risorse energetiche e che viene di fatto reinvestito dove ha origine, in Italia. Soldi che spesso passano per Cipro per poi tornare in Italia.

Interessi anche per le aziende vitivinicole

Restiamo, però, nel Veronese. Si segnala un’azienda vitivinicola acquistata da un oligarca russo dalle parti di Grezzana, in Valpolicella. Scendendo verso il lago di Garda, tolta la corsa all’acquisto di hotel e ville di super lusso sulla sponda bresciana, anche sul versante veronese del lago gli acquisti di «case vacanze» di tutto rispetto non sono mancati. Sempre, però, nel più assoluto riserbo. Lo stesso valga per la villa di San Martino Buon Albergo circondata da ettari ed ettari di terreni. A ben guardare, qualche mega attico in centro a Verona ha cambiato proprietario e si tratta di russi. La ritrosia è però la norma quando si cerca di ottenere qualche dettaglio in più. Non è un segreto, invece, a Cortina, che il russo già titolare del Lajadira Hotel abbia acquistato più di recente uno dei gioielli della ricettività ampezzana, il Savoia e che stia ristrutturando l’Hotel Ampezzo. Pare si tratti del vertice della casa farmaceutica russa che ha sviluppato e prodotto il vaccino anti Covid Sputnik. Sul Lago di Santa Croce è sbarcato, recentemente, Aleks Samokhin, in passato braccio destro di Korablin al Venezia Calcio. Suoi gli acquisti di due hotel, incluso il «Nuovo» e prossimamente un terzo. L’intero progetto dovrebbe includere, poi, la realizzare di alcune unità immobiliari vicino al lago per arrivare a costituire un villaggio turistico immerso nella natura delle Dolomiti. Anche le colline del prosecco hanno attratto capitali russi come nel caso dell’acquisizione, qualche anno fa della «Contarini vini e spumanti» di Conegliano da parte della casa spumantistica Igristie Vina dell’imprenditore Vasily Dragan. Grandi frequentatori delle Terme venete, i russi sono arrivati anche ad Abano, nel Padovano, dove almeno due hotel sono stati comprati dalla V Hotels, il Première e il President, anche se si vocifera siano molti di più e tutti facenti capo a un gruppo di investitori dell’Est Europa guidati da un avvocato russo, Andrey Dimitrov.

Interessi anche sulla costa

A piacere, e molto, è anche la costa. Negli ultimi anni sono stati almeno tre gli hotel passati in mani russe a Jesolo: l’hotel Excelsior fronte marel’ApartHotel La Pineta e l’hotel Albatros. In terraferma c’è, ovviamente, Superjet, frutto di un maxi accordo bilaterale fra i governi russo e italiano con gli aerei russi allestiti alle officine aeronavali di Tessera mentre il centro storico veneziano è un’altra storia. Di prettamente «russo» nella città d’acqua ci sono il padiglione nazionale ai Giardini della Biennale e la recente Vac Foundation. La fondazione culturale e artistica moscovita sbarcata alle Zattere ma nata a Mosca grazie all’imprenditore Leonid Mikhelson presidente e principale azionista della società del gas Novatek e Teresa Iarocci Mavica. Un dono alla figlia di Mikhelson, Victoria. E poi, ma questa è una storia di passioni intellettuali ed eredità impreviste, c’è un filotto di proprietà dal valore stratosferico che ora appartengono al direttore d’orchestra della Scala, già di casa alla Fenice e a Venezia, Valery Gergiev. Un artista di cui si invaghì culturalmente la contessa Yoko Nagae vedova Ceschina, che proprio a Gergiev lasciò palazzo Barbarigo a San Vio, il Caffè Quadri e buona parte dei negozi di Piazza San Marco. Questa, però, è un’eccezione. «Ai russi Venezia non piace, troppo sofisticata» ragiona sornione qualche veneziano. Non la pensava così nel 2010 il miliardario russo Vladislav Voronin interessato a Palazzo Contarini-Fasan, conosciuto come la Casa di Desdemona, per l’allora fidanzata Naomi Campbell.

La newsletter del Corriere del Veneto

Se vuoi restare aggiornato sulle notizie del Veneto iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Veneto. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12.

Leggi articolo

Fonte: corrieredelveneto.corriere.it