Grand Hotel Italia, I turisti riscoprono l’estate a cinque stelle

Riaprono, rinnovati, il Four Seasons a Milano e il Villa Igiea a Palermo.Molti ospiti dall’Europa, mentre in Campania tornano gli americani
A Portofino lo Splendido Mare, un hotel Belmond (Lvmh), a Capri il Sina Flora, ad Amalfi il Borgo Sant’Andrea. Il Gruppo Four Seasons ha scommesso sul 2021 riaprendo l’1 luglio il suo hotel di Milano, chiuso per via della pandemia, ma soprattutto il San Domenico di Taormina, chiuso dal 2017. Mentre Rocco Forte ha inaugurato dopo quasi due anni il Villa Igiea di Palermo, la storica residenza della famiglia Florio, e a Trieste è tornato in versione 5 stelle il Grand Hotel Duchi D’Aosta. Le grandi catene albeghiere internazionali, ma anche molti imprenditori italiani, scommettono sul ritorno del turismo di lusso in Italia: nelle ultime settimane, nonostante il timore della nuova ondata del Covid-19, e le incertezze legate all’uso del Green Pass, si sono avvicendate riaperture attese da anni di alberghi storici, in splendida forma dopo restauri firmati da grandi architetti e paesaggisti.
Ma c’è anche il debutto di strutture di concezione “post-Covid”, come il San Corrado, in Val di Noto, una tenuta nobiliare acquistata dal Gruppo Relais & Chateux che può contare su 14 ettari di terreno dove sono state costruite, oltre a ville e ampie residenze, una piscina olimpionica, campi da tennis e un “percorso vita” per i clienti che amano passeggiare tra gli agrumeti. Secondo l’ultima edizione del “Rapporto sul Turismo Italiano” (Cnr-Iriss) il turismo di lusso sarà il primo a ripartire. Con grandi benefici per l’occupazione e l’indotto: secondo uno studio di Altagamma chi alloggia in strutture a 5 stelle spende oltre nove volte più della media e gli hotel impiegano il doppio dei dipendenti rispetto alla media del settore. La fascia alta del turismo al momento vale 25 miliardi sui circa 230 miliardi di entrate globali, circa il 13% del Pil italiano. Ma potrebbero arrivare a 100 miliardi l’anno, considerato che adesso il turismo internazionale si muove con moltissima fatica: cinesi, giapponesi, russi e brasiliani sono fermi, gli americani sono limitati dall’obbligo dei voli diretti e da altre restrizioni, gli inglesi frenati dalla quarantena forzata all’arrivo e in partenza.
Intanto chi quest’anno ha scommesso sul ritorno dei turisti del lusso e ha riaperto ha raccolto già molte soddisfazioni: «Siamo contenti di aver aperto a maggio, era un po’ una scommessa e infatti c’è stata qualche settimana di rodaggio, a prezzi ridotti. – dice Rita Pili, direttrice del San Corrado di Noto – Ma da luglio in poi è andata veramente bene, sono arrivati ospiti dalla Francia, dal Belgio, dalla Svizzera, e da tutta Italia, dalla Lombardia agli stessi siciliani. Ci siamo resi conto che erano in tanti ad aspettare un resort come il nostro. E per fine settembre-ottobre aspettiamo anche gli americani».
Dove invece gli americani sono già tornati, perché è un luogo che amano molto ed è più facile da raggiungere con un volo diretto e l’auto, è la Costiera: «A tre settimane dall’apertura, viaggiamo a una media del 65% – dice Maurizio Orlacchio, direttore di Borgo Sant’Andrea (ex Hotel Saraceno), ad Amalfi, struttura storica chiusa dal 2018 – che per noi è ottima perché non abbiamo fatto una campagna promozionale su larga scala, viste le incertezze. Abbiamo in prevalenza americani e italiani. Speriamo nel ritorno di inglesi, australiani e brasiliani».
Il turismo di lusso però per il momento non premia allo stesso modo tutte le località, spiega il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca: «Nel nostro gruppo il Flora di Capri, che l’anno scorso è rimasto aperto solo un mese, mentre quest’anno per l’intera stagione, sta facendo il tutto esaurito, mentre a Firenze e Roma abbiamo solo il 30% di occupazione. Nelle città d’arte il turismo stenta a riprendersi, ma non per mancanza di interesse: gli americani sognano di tornare in Italia, il futuro è legato al turismo di fascia alta, ma la ripresa dipende dal successo dei vaccini e dal ritorno a pieno ritmo dei collegamenti internazionali. Io spero che già nel 2022 almeno il turismo di lusso possa tornare ai livelli del 2019, ma i meno ottimisti puntano al 2023».
L’intervista. “A Taormina chi ha i mezzi e la voglia di ripartire”
Toscano di Montecatini Terme, 41 anni, una moglie svedese e una figlia “di Catania”, nata quando, dopo 11 anni a Dubai, Lorenzo Maraviglia è tornato in Italia per diventare il direttore del San Domenico, gestito dal Gruppo Four Seasons, 111 tra camere e suites, con un panorama che spazia dall’Etna al golfo di Naxos al Teatro Greco. Un ex convento costruito per un principe, con una lunga carriera di hotel di lusso che però si è interrotta alcuni anni fa, con la vendita al Gruppo Statuto, fino alla riapertura, l’1 luglio.
Non è un azzardo puntare sul turismo di lusso in questo momento in Sicilia?
«Il lusso è il primo mercato a riprendersi, e i ricchi hanno la voglia e i mezzi per ricominciare ad andare in vacanza, anche perché anche loro sono stati fermi a lungo. Abbiamo avuto una famiglia di svizzeri, una coppia con quattro bambini, che non viaggiavano da 18 mesi».
I turisti stranieri però fanno fatica a raggiungere Taormina.
«Gli inglesi non vengono per via dell’obbligo di quarantena, e gli americani perché devono limitarsi a voli diretti: da Roma è facile arrivare in macchina ad Amalfi e Sorrento, meno in Sicilia. Però è una buona stagione: in questi primi 40 giorni abbiamo avuto soprattutto tedeschi, svizzeri e italiani».
Da tempo in Sicilia ci si augura una forte ripresa del turismo di lusso, ma ci sono le potenzialità? Pochi servizi, poca possibilità di shopping, molta folla in questo periodo.
«I nostri ospiti ci chiedono soprattutto esperienze locali, sono interessati alla cultura del posto. E per noi questo non sempre è un vantaggio: un vino siciliano costa al massimo 100, 120 euro, guadagneremmo molto di più con i vini francesi…L’altra sera ho portato alcuni clienti da Ciccino, a Castelmola, abbiamo mangiato una pizza da 8 euro, mi hanno detto che era da tanto tempo che non passavano una serata così bella. Però certo, per favorire lo sviluppo del turismo di lusso sarebbe bene se ci fosse qualche boutique monomarca in più, penso per esempio a Dolce & Gabbana».
Fonte: repubblica.it