Coronavirus: gli hotel riapriranno oppure no?
Non c’è certezza su come e quando gli alberghi potranno riaprire ai turisti: perché, cosa succede, e come potrebbero essere le prossime vacanze

Siamo alla vigilia della fase due: l’Italia riparte, ma non si sa ancora come. Il Paese è in attesa di conoscere i dettagli del provvedimento con cui il governo stabilirà come riavviare la ripartenza e sul turismo – che rappresenta il 13% del Pil – si sa ancora molto poco. Si dibatte da giorni su potrebbe essere la nostra estate al mare, sulla possibilità di un bonus che dia una spinta alle famiglie per partire per «vacanze di prossimità» ma non si sa, ad esempio, se potremo spostarci da una regione all’altra; con queste premesse gli alberghi navigano nell’incertezza.
Il governo non mai imposto la chiusura: la scelta è stata individuale. Molti hotel sono rimasti aperti per ospitare – anche gratuitamente – personale medico o malati in quarantena, ma molti di più hanno chiuso per evidente mancanza di ospiti. Federalberghi si batte da settimane per sapere cosa ne sarà del comparto: chiede sgravi fiscali, rimborsi, ma anche di sapere quando i turisti italiani potranno spostarsi e che ne sarà di quelli stranieri che in casi come Venezia valgono l’80% del mercato. Notizie fondamentali per avere tempo per riorganizzare le strutture in modo che siano pronte e anche sicure dal punto di vista sanitario quando avranno il via definitivo per aprire. Mentre si attendono risposte, ogni albergatore si muove sulla sua strada e fa ipotesi su come potrebbe essere l’estate alle porte.
L’ECONOMIA DEI GRANDI NUMERI
In molti ora non hanno certezze sulla riapertura. Soprattutto quando un hotel ha molte stanze – e quindi molti dipendenti e molte spese fisse – è difficile pensare di far quadrare i conti. Marco Bongiovanni ceo di Baja Hotels – 4 hotel e 1 residence, 4 e 5 stelle, nel nord della Sardegna (Club Hotel, Hotel Le Palme, La Bisaccia, Grand Relais de Nuraghi e I Cormorani Alti) – dice: «Per noi è importante capire se arriveranno gli stranieri, che sono il 40% del mercato, e quali regole dovranno seguire gli italiani per venire in Sardegna: senza avere la certezza che i clienti possano arrivare da noi non possiamo aprire. Se ci saranno le possibilità riapriremo a fine giugno tutte le strutture, e in tutta sicurezza: in attesa di capire quali saranno le direttive, abbiamo ingaggiato una commissione tecnica che si sta occupando di stabilire come mettere in pratica le regole per il distanziamento, e istituito anche un servizio medico interno che darà assistenza a tutti quelli che ne avranno bisogno». Come sarà l’hotel ai tempi del Covid-19? «Cambierà molto anzitutto la ristorazione: niente più buffet delle colazioni sostituito da colazioni in camera, e poi per pranzo e cena accessi su prenotazione e un menu per ogni tavolo per evitare che più persone lo tocchino. Inoltre il governo dovrà dirci anche quante persone potranno stare in cucina e in base a questo dovremmo ripensare eventualmente l’offerta gastronomica. Quanto al mare, dato che i nostri hotel hanno vari punti spiaggia, ipotizziamo una nuova disposizione degli ombrelloni in più punti per garantire le distanze. Useremo poi nuovi prodotti in grado di eliminare ogni agente patogeno da piscine e spazi comuni e in tutti gli hotel metteremo dispenser per disinfettare le mani». A che costo? «Invariato per gli ospiti: ce ne faremmo carico noi. Abbiamo anche annullato le penalità per la cancellazione delle prenotazioni»«Sicuramente non rimarremo chiusi, se potremo riaprire, anche perché sappiamo che il nostro albergo ha una funzione sociale nel territorio con ricadute sull’indotto», fa sapere anche Crescenzo Gargano, Sales and Marketing Manager dell’Hotel Santa Caterina di Amalfi. «In una riunione appena terminata con una ventina di albergatori della zona è emerso che tutti stiamo aspettando di capire se, quando e come cominciare la stagione, facendo anche una valutazione economica». Stessa incertezza per Andrea Montinari, ceo di Vestas Hotels & Resorts: catena che a Lecce raggruppa il 3 stelle Eos, il 4 stelle President e il 5 stelle lusso Risorgimento Resort che complessivamente, per il coronavirus, hanno perso il 100% delle prenotazioni dall’estero e l’80% di quelle italiane. «Continueremo a tenere aperto il President, che non ha chiuso durante l’emergenza, e se dovessimo poter riaprire cominceremmo con il tre stelle Eos: è più piccolo, consente una ripartenza più agile, essendo meno costoso si presterebbe meglio a un mercato che ora ha meno capacità di spesa, e sarebbe più agile mettere in atto dei protocolli di sicurezza sanitaria».
IL FUTURO TRA DISTANZA E E DIGITALIZZAZIONE
Chi non ha mai chiuso ha sfruttato la calma del lockdown per investire proprio sulle misure di sicurezza e accogliere al meglio i suoi ospiti appena potranno arrivare. È il caso di Portopiccolo, borgo di mare aperto 356 giorni l’anno sulla baia di Sistiana, in Friuli, un vero e proprio hub turistico dove si può soggiornare in case o in un hotel di lusso, usufruendo di servizi come Yacht Club, Spa, Beach Club, e poi ristoranti e boutique. Gabriele Magotti, CEO di Portopiccolo Management, dichiara: «Portopiccolo sta lavorando a pieno regime per la riapertura dell’intero borgo e di tutti i suoi servizi. Abbiamo creato un comitato interno che sta lavorando a protocolli condivisi tra tutte le realtà presenti al suo interno: Hotel Falisia Resort, Portopiccolo SPA, BeachClub, Ristoranti, bar e Pizzeria. Stiamo valutando ad esempio il distanziamento dei lettini al beach club e nuove disposizioni dei tavoli per i ristoranti e i bar, oltre alla fornitura dei dispositivi di protezione individuale a tutti i dipendenti e agli ospiti e all’opportunità di gestire quanto più possibile le prenotazioni attraverso l’on-line per evitare code e assembramenti».
PICCOLI HOTEL E BIG SENZA INCERTEZZE
Tra le strutture che procedono spedite verso l’apertura anche piccoli hotel di charme. Elisabetta Dotto, albergatrice proprietaria dell’Excess Venice Boutique Hotel and Private Spa a Venezia e dell’Ambra Cortina Luxury & Fashion Boutique Hotel, per esempio spiega: «Appena si potrà io certamente riaprirò: dobbiamo mostrare per primi che possiamo continuare a fare turismo nel nostro Paese garantendo sicurezza sanitaria. È un investimento anche verso il mercato estero, dal quale arriva almeno la metà dei clienti del settore lusso. Se una struttura come le mie, piccoli boutique hotel, può riorganizzarsi per garantire le distanze per esempio servendo la colazione in camera anziché in sala, mi rendo conto che per un hotel di grandi dimensioni può essere molto più complesso». Il Cavallino Bianco Family Spa a Ortisei, icona dell’ospitalità per famiglie in Val Gardena, ha anche una possibile data di apertura: «In attesa di certezze da parte della politica, ipotizziamo come il 4 giugno. Dalla nostra anche il fatto che l’80% della clientela estiva è italiana», spiega il ceo Ralph Riffeser. «Chiudere è un pensiero che non ci tocca. Abbiamo un obbligo con i nostri collaboratori e i nostri ospiti: non possiamo sparire dopo vent’anni. Siamo i primi a volere i nostri ospiti sani, felici, sereni e sicuri in vacanza, e quando sarà il momento saremo pronti con tutti i protocolli di sicurezza del caso: abbiamo spazi abbastanza ampi per garantire il distanziamento nei ristoranti, nelle piscine, e strumenti per tutelare anche i bambini nelle aree gioco, come i disinfettanti che nelle nostre strutture usiamo da molto prima dell’emergenza sanitaria. Dovremmo essere ancora più bravi: io vedo il lato positivo della situazione, e credo possa diventare un’opportunità, anche per riscoprire i valori che contano».
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fonte: vanityfair.it