Fiere rinviate e cancellate: in Italia generano affari per oltre 60 miliardi di euro
La conferma di Vinitaly e di Cibus non basta a invertire la tendenza. Nell’emergenza alcune mostre provano a riciclarsi con eventi online
Il segnale che bisogna resistere alla tempesta arriva da Verona e da Parma, capitali del «food and wine», decise a guidare la ripresa dell’economia italiana sotto pressione per la crisi coronavirus. Confermato il Vinitaly numero 54, che si terrà regolarmente dal 19 al 22 aprile. Confermato Cibus, il salone internazionale dell’alimentazione, che si svolgerà dall’11 al 14 maggio, per lanciare un messaggio di ottimismo a partire dal settore alimentare, che nel 2019 ha registrato una crescita del 3%, con un + 6, 6% delle esportazioni.
Nella bufera dell’emergenza sanitaria, con oltre 70 manifestazioni rinviate (la maggior parte) o cancellate (poche), c’è un comparto – quello fieristico – che nel nostro Paese genera affari per 60 miliardi, coinvolge 200 mila espositori e richiama 20 milioni di visitatori: di questi, 1,3 milioni arrivano dall’estero, mentre il 50% delle esportazioni nasce da contatti originati durante gli eventi internazionali (224 su un totale di 947). Rinviati appuntamenti attesi come Mido (occhialeria) e Salone internazionale del mobile a Milano, Cosmoprof (bellezza) a Bologna, Samoter (costruzioni) a Verona. Cancellata a Milano l’edizione 53 di Filo (tessile), in calendario il 27 e 28 febbraio, mentre da Ginevra arriva l’annuncio che si fermerà anche il Salone dell’auto, in programma a marzo. Un effetto domino pericoloso se non dovesse arrestarsi, perché a livello mondiale il settore fieristico vale 275 miliardi.
«In uno scenario abbastanza fosco, bisognava dare un segnale di fiducia, e noi di Fiere di Parma, assieme ai colleghi di Vinitaly, ci siamo fatti carico di darlo confermando Cibus – dice l’amministratore delegato Antonio Cellie – perché è chiaro che quando si ferma una industria come le fiere le conseguenze sono nel breve periodo sui territori e nel medio e lungo periodo sui settori oggetto delle esposizioni». A orientare la decisione anche il numero limitato di disdette di operatori, solo il 3%, per una manifestazione che conta 82 mila presenze (10 mila gli stranieri) e ha un impatto sul territorio di 60 milioni di euro. Diversa la scelta per Mercanteinfiera, l’esposizione dedicata ad antiquariato, modernariato e collezionismo vintage, in programma dal 29 febbraio all’8 marzo e rinviato al 18-23 aprile perché il monitoraggio sugli espositori aveva evidenziato una preoccupazione crescente. In attesa della manifestazione, è stata però messa in campo una soluzione alternativa e innovativa: «Abbiamo accelerato sulla nostra idea di portare online i contenuti della fiera – spiega Cellie – e gli espositori hanno caricato sulla piattaforma digitale 20 mila pezzi. Un successo, con centinaia di migliaia di accessi: solo nel primo giorno, giovedì 27, 1500 in due ore, i numeri che si fanno in fiera in una intera giornata».
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fonte: lastampa.it