Erasmus e viaggi-studio. Al turismo studentesco un danno da 360 milioni

1 Marzo 2020 

Il settore vale un miliardo l’anno. I presidi: «Li faremo quando sarà passata l’epidemia»

Non solo gite scolastiche. Il settore dei viaggi d’istruzione vale milioni di euro ogni anno, comprende stage linguistici, vacanze estive all’estero organizzate dalle scuole, gemellaggi con istituti di altri Paesi.

E rappresenta una fetta consistente di un ambito, quello del turismo, che rischia di finire in ginocchio a causa dell’emergenza Coronavirus. I soli viaggi d’istruzione pesano per un miliardo di euro l’anno, la perdita che il settore si aspetta è di almeno 360 milioni, secondo le stime di Fiavet (Federazione italiana associazioni imprese viaggi e turismo) e di Fto (Federazione del turismo organizzato).

Un dossier che, oltre che sul tavolo del governo, è sulla scrivania di ciascun preside costretto ad annullare le gite. Che in questo momento risultano «sospese» dal decreto dell’esecutivo. Se si considera anche l’area Erasmus, ogni istituto organizza viaggi per i propri studenti per decine di migliaia di euro. Elena Centemero è dirigente scolastico all’Istituto Vanoni di Vimercate, non lontano da Monza. A scuola chiusa, è impegnata da casa a trovare una soluzione che vada incontro sia alle famiglie sia alle imprese. «Il mio istituto – spiega – ha tra gli altri un indirizzo linguistico e uno turistico. Per noi, ma non solo per noi, i viaggi d’istruzione rappresentano una parte fondamentale del percorso di formazione dei ragazzi. La cancellazione comporta una mancanza grave dal punto di vista dell’arricchimento culturale degli studenti e un danno enorme per le agenzie di viaggi cui ci rivolgiamo».

La primavera, tra marzo e aprile, è proprio la stagione di questo tipo di viaggi. Continua Centemero: «Di solito organizziamo stage e trasferte in Francia, Spagna, Germania, Olanda. Ora c’è la sospensione decisa dal governo, cui si aggiungono le comunicazioni degli altri Paesi che annullano gli scambi. Da alcuni giorni sto lavorando alla ricerca di una soluzione, in stretto contatto con le agenzie e con le famiglie. La mia proposta è quella di riprogrammare, dove possibile, i viaggi per l’autunno, tra ottobre e novembre». Cioè, il prossimo anno scolastico ma nell’ambito del medesimo anno fiscale per le aziende del settore. Una strada replicabile in altre scuole, che permetterebbe di recuperare programmi in buona parte già decisi.

«Entro un mese o due – aggiunge la dirigente – contiamo di organizzare le uscite dell’autunno. In questo modo le famiglie non rischiano gli anticipi già versati e le agenzie non sono costrette a restituirli». Alcune agenzie si occupano esclusivamente di gite scolastiche e se costrette a restituire il «tesoretto» incassato andrebbero verso il crac. Le aziende infatti hanno già utilizzato il denaro, almeno in parte, per pagare trasferimenti e alloggi. Hanno quindi un grosso problema di liquidità. E se nel caso dei treni sono previsti voucher da utilizzare in futuro per chi annulla gli spostamenti, sul fronte delle compagnie aeree è ancora tutto da definire. Nel caso di fallimento delle agenzie poi, i soldi degli anticipi andrebbero comunque persi. «Sono tutti disponibili alla soluzione che propongo – sottolinea ancora Centemero -. Inoltre ho spiegato ai miei allievi (a distanza, ndr) che è importante sostenere l’imprenditoria di un comparto chiave per il nostro Pil e di cui potrebbero presto entrare a far parte». A questa strada-tampone, riconosce la preside, dovrà aggiungersi un intervento di aiuto alle aziende da parte del governo.

Infine una proposta anche sull’attività scolastica dei prossimi mesi, portata avanti da chi lavora sul campo: «Le due settimane di sospensione sono necessarie. Ma dopo la Regione decida di accorciare le vacanze di Pasqua. Le famiglie sono in difficoltà e i ragazzi stanno perdendo molte ore di lezione».

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fonte:  ilgiornale.it